SPECIAL HANDLING (2021)
Concept and process Elisabetta Consonni Perfomance Elisabetta Consonni, Fatima Ferro Carpet Fatima Ferro Tent decoration Faiza Marei Video shooting Sara Bramani Editing Elisabetta Consonni Sound Neunau In the video Iuliana, Gehan, Fatima, Taslima
Special Handling wants to be a platform for the emergence of skills searched in groups of people interested by different fragilities. The idea is based on a concept of care as a dimension of knowledge circulation and multiplication of relationships built around doing together and is implemented through a dynamic of gift and mutual empowerment. "Only if we value the capacity of those who perhaps feel they no longer have any significant contribution to offer, [people] who, regardless of their level of education, have an essential knowledge to share, a practical experience that is the ground for any meaningful theory, we could begin to connect with each other in ways that renew our solidarity" (bell hooks, Elogio del margine. Sesso, razza e mercato culturale, Feltrinelli, 1998).
The project reflects on a possibility of undermining the hierarchies of power inherent within the structure of knowledge. The categorical, Western structure of knowledge excludes not only other kinds of knowledge, magical and occult, which an eighteenth-century philosophy definitively banned, but also non-Western traditions of knowledge and all that body of knowledge which is invisible because the people who hold it are invisible. The project goes in search of knowledge defined as such by an artistic process of relationship and practice, "reflecting on who has the right to transmit knowledge and what these places of transmission are" (Blanga Gubbay).
Special Handling is a path of encounter and collaboration with individuals or groups of people who are offered amassage or body practice, through the formula: "I offer you a massage or a practice, can you teach me something?". Every spontaneously proposed practice was observed as unconventional knowledge, not the kind that lends itself to knowledge devices in the educational or professional sphere, not the kind that can be transmitted by institutions or academic personalities but a knowledge that is closer to the body and to making, a silent encyclopaedia that expands the idea of knowledge and solidarity
All the processes were followed by anthropologist Sara Bramani through video and theoretical accompaniment. The materials produced in the various paths and an editing of the visual anthropological research were placed inside a tent and became material for the performance.
The process, intimate and plural, is presented to the public through an installation-performance where a tent, conceived and decorated together with the group of women in the project, becomes an intimate and cosy place where one person at a time is welcomed with a performative gesture that includes all the knowledge gathered and shared in the process.
“The place has something magical and not just because of the cushions all around, or the table with cards on it to draw from: you can feel the presence of the people who built it together, the simplicity and wonder of creating something new out of what you have” (Chiara Di Guardo, Anna Farina, Francesca Marmonti)
“It is an encounter, a new dwelling that brings out something invisible, out of sight“ (Riccardo Corcione)
“It is a path of gift and barter, to rethink new economies of proximity and reflect on the time of care, as a form of gentle resistance to the increasing acceleration of the world today” (Maria Paola Zedda)
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Special Handling vuole essere una piattaforma per l’emersione delle competenze informali all'interno di gruppi considerati marginali.
L’idea parte dal concetto di cura inteso piuttosto come una dimensione di circolazione di saperi e di moltiplicazione di relazioni costruite attorno al fare assieme e si attua attraverso una dinamica di dono ed empowerment reciproco. “Solo se valorizziamo la capacità di chi forse sente di non aver più alcun contributo significativo da offrire, [persone] che, a prescindere dal loro livello di alfabetizzazione, hanno un sapere essenziale da condividere, un’esperienza pratica che è il terreno di coltura di ogni teoria dotata di qualche utilità, potremmo cominciare a connetterci tra noi in forme che rinnovino la nostra solidarietà” (bell hooks in Casa: un sito di resistenza in Elogio del margine. Razza sesso e mercato culturale, 1998).
Il progetto riflette su una possibilità di scardinamento delle gerarchie di potere insite nella struttura del sapere. Dall' impianto occidentale della divisione del sapere per categorie rimangono esclusi non solo saperi altri, magici e occulti, che un’impostazione settecentesca del pensiero ha bandito definitivamente, ma anche tradizioni di sapere non occidentale e tutto quell’insieme di saperi invisibilizzati perché invisibilizzate sono le persone che li detengono. Il progetto va alla ricerca di saperi definiti tali attraverso un processo artistico di relazione e pratica, “riflette su chi ha il diritto di trasmettere il sapere e quali siano questi luoghi di trasmissione”.
Special Handling è un percorso di conoscenza e collaborazione con singoli o gruppi di persone a cui si offre un massaggio o pratica del corpo, attraverso la formula: “Io ti offro un massaggio o una pratica, tu puoi insegnarmi qualcosa?”. Ogni pratica proposta spontaneamente, necessita di essere osservata in quanto sapere non convenzionale, non quello che si presta ai dispositivi di conoscenza in ambito educativo o professionalizzante, non quello trasmissibile da istituzioni o personalità accademiche ma un sapere più vicino al corpo e al fare, un’enciclopedia silenziosa che tesse definizioni di conoscenza e solidarietà più ampie, quotidiane.
Tutti i processi sono stati seguiti dall’antropologa Sara Bramani attraverso lo strumento video e un accompagnamento teorico.
Il processo, intimo e plurale, è restituito pubblicamente attraverso un’installation-performance dove una tenda, pensata e decorata assieme al gruppo di donne del progetto, diviene luogo intimo e raccolto dove i materiali raccolti durante il processo vengono collocati e una persona alla volta viene accolta con un gesto performativo sintesi di tutti i saperi raccolti e condivisi nel processo.
“Il luogo ha qualcosa di magico, non soltanto per via dei cuscini sparsi tutt’intorno, o del tavolino e del mazzo di carte da cui pescarne una: si sente la presenza delle persone che insieme lo hanno costruito, la semplicità e la meraviglia insita nel creare qualcosa di nuovo a partire da ciò che si ha” (Chiara Di Guardo, Anna Farina, Francesca Marmonti)
“È un incontro, un nuovo abitare che fa emergere qualcosa di invisibile, fuori portata“ (Riccardo Corcione)
“È un percorso di dono e baratto, per ripensare nuove economie di prossimità e riflettere sul tempo della cura, come forma di resistenza dolce rispetto alla crescente accelerazione del mondo attuale” (Maria Paola Zedda)